Censimenti per immagini
l progetto di un censimento in immagini della città di Savignano sul Rubicone nasce nel 2001, come campagna di ritrattistica per catturare diversi spaccati dei residenti del paese. Inizialmente concepito come un modo per valorizzare il tessuto sociale della comunità nel suo insieme,
il progetto si inseriva nella programmazione del festival fotografico savignanese e, proprio come il festival, negli anni è cresciuto, fino a diventare un unicum nella storia della pratica fotografica italiana. Nel 2007, con la direzione artistica di Laura Serani, il Festival viene proiettato in una dimensione europea e internazionale. Non a caso, mentre da un lato la prospettiva del festival si allargava a un orizzonte più vasto, dall’altro enfatizzava la dimensione dell’identità e del radicamento territoriali, lanciando un progetto a lungo termine – un work in progress per realizzare un vero e proprio catalogo in immagini, non tanto dei luoghi quanto delle persone – e affidandolo alle diverse modalità di rappresentazione estetica di artisti e fotografi di chiara fama.
A cimentarsi nel censimento in immagini quell’anno è Malick Sidibé, africano del Mali, vincitore del Leone d’oro alla Biennale d’arte di Venezia nel 2007, noto per i ritratti in bianco e nero della gioventù maliana degli anni Sessanta, da cui emerge l’aspirazione a emanciparsi e a emulare le mode dell’Occidente. Da Sidibé, il testimone è passato a Marina Alessi, Mario Cresci, Enrico “Chico” de Luigi, Mario Dondero, Simona Ghizzoni, Franco Vaccari, Silvia Camporesi, Stefano Giogli, Albert & Verzone, Cinzia Aze e Simona Tombesi.
È ovvio che le implicazioni del progetto non siano solo fotografiche ed estetiche ma coinvolgano aspetti antropologici, sociali, produttivi, contestuali: tutti quegli aspetti, insomma, che connotano l’identità di un territorio, nelle sue omologazioni e nelle sue peculiarità, nella sua fisionomia contemporanea di realtà aperta, in rete con il mondo, ma anche nella specificità che ne ha delineato la tradizione, la cultura, la storia.
Il lancio del censimento in immagini è stato preceduto, negli anni, da altri progetti, ricerche, esperienze rivolti alla città e al territorio: un percorso che, insieme a quello sedimentato da 30 anni di festival, costituisce oggi un cospicuo patrimonio non solo di fotografia contemporanea, ma di documentazione, di memoria, di socialità, di costume e di vita. È il sorprendente spaccato visivo di una città che in oltre trent’anni, più o meno deliberatamente, ha fatto della fotografia lo strumento primario ed eccellente per comunicare, raccontarsi, lasciare testimonianza di sé,
guardare al proprio futuro.
La presenza della Associazione Cultura e Immagine, in collaborazione costante con le istituzioni culturali cittadine e in sinergia con i protagonisti e i processi evolutivi del mondo fotografico, ha di fatto creato un punto di osservazione continua sulla realtà locale. Un osservatorio che ha utilizzato occasioni circoscritte e ricorrenti (feste, fiere, anniversari, celebrazioni) per allestire sale di posa, set fotografici, scenari costruiti, in cui la gente è stata ritratta con tecniche e modalità diverse.